LA GUERRA DEI CLONI NON FINISCE MAI: MEGLIO IL MODELLO OG O QUELLO RINNOVATO DA VIRGIL?

E pensare che sembravano quasi dimenticate. Le Dunk non erano infatti più al centro dei pensieri di appassionati e collezionisti, almeno fino al 2018. Negli ultimi due anni, le cose sono cambiate radicalmente. Intendiamoci, le Dunk originali non erano mai state al centro di grande hype. Al massimo, era successo alla versione SB, creata nei primi Duemila dallo Swoosh applicando alcuni accorgimenti di design, come l’inserimento di una linguetta imbottita, destinati a incontrare i desideri di chi passava le sue giornate sulla tavola da skate. Un’idea che funzionò molto bene: un tempo gli skater usavano scarpe da skate prodotte dai cosiddetti skate brand; oggi usano scarpe da skate prodotte da Nike e adidas. Ma le Nike Dunk SB non si limitarono a fagocitare una fetta di mercato: sono state un vero catalizzatore intorno al quale si è sviluppata per la prima volta la cultura dell’hype e del reselling, con limited edition storiche come le “NYC Pigeon” di Jeff Staple, le “Tiffany” di Diamond Supply Co. , le “What The” e le “Black Cement” di Supreme. Tuttavia, le Dunk non-SB non sembravano destinate allo stesso destino delle controparti da skate: niente appassionati, niente collezionisti, niente hype. E invece, dopo anni di oblio, negli ultimi due gli avvistamenti si sono moltiplicati, soprattutto ai piedi di celebrities americane: il rapper Travis Scott, il designer Virgil Abloh, il playmaker dei Brooklyn Nets Kyrie Irving… Non c’è voluto molto tempo prima che Nike prendesse nota del movimento, e ricominciasse a spingere forte sulle Dunk. E quale modo migliore di farlo, se non tirare fuori l’ennesima collaborazione con Off-White? Se lo chiedete a noi, l’ulteriore sistema di allacciatura aggiunto sopra quello originale e la scritta sul lato interno della tomaia non migliorano affatto un modello amato per la sua essenzialità. Anzi. Tuttavia, sappiamo che per una nuova generazione di collezionisti sarà il modello più instagrammabile di sempre. Almeno per un paio di giorni, prima dell’arrivo dell’ossessione successiva.