Hender Scheme è un brand diverso dalla maggior parte di quello che è stato chiamato “streetwear” negli ultimi anni. Anche perché non è streetwear, quello prodotto con amore da Ryo Kashiwazaki che ha fondato il marchio nel 2010, nonostante il fatto che il suo nome sta diventando sempre più popolare proprio all’interno di questa nicchia del mercato. Ma andiamo con ordine. Ryo era uno studente universitario squattrinato nei primi anni Duemila, nipote di una sarta e figlio di un’impiegata di Isetan, tra i più importanti Department Stores di Tokyo. Per sbarcare il lunario si era trovato un lavoro part-time in una piccola fabbrica di scarpe: occupazione che è diventata una passione, e poi un’impresa indipendente, chiamata Hender Scheme. Dedita alla produzione di scarpe e piccoli oggetti in pelle, di alta qualità artigianale Made in Japan, ma di fronte ai quali il mercato era rimasto più o meno indifferente. Poi ha avuto un’idea: tra le collezioni-capsula che compongono il limitato catalogo di Hender Scheme ha inserito la Homage Line, composta interamente di riproduzioni il più possibile fedeli di sneakers storiche, dalle Air Jordan IV alle adidas Superstar, costruite solo con pelle naturale e metodi artigianali, senza ritrovati tecnologici. Quando le immagini di quelle scarpe hanno iniziato a girare per la rete, rimbalzando tra blog e pagine social, molti hanno perso la testa: quei modelli, peraltro costosissimi, sono andati esauriti, e alla porta del focus signor Kashiwazaki hanno bussato nomi importanti del retail mondiale fisico e virtuale, da Barneys a 10 Corso Como, da Galeries Lafayette a Mr.Porter. E i grandi brand a cui Ryo aveva voluto “rendere omaggio”? Per una volta, sono stati lungimiranti: invece di citare in giudizio Hender Scheme per indebita appropriazione di un prodotto brevettato, hanno capito che si trattava davvero di un prodotto del cuore, e hanno lasciato campo libero a Kashiwazaki. Adidas si è spinta perfino oltre: è arrivata infatti sugli scaffali la prima collaborazione tra il marchio del Trifoglio e Hender Scheme, una collezione-capsula che comprende tre modelli perfettamente riprodotti con il metodo Kashiwazaki, fatto di pelle a concia vegetale, lasciata nello splendido colore naturale, e lavorazione rigorosamente a mano. Del pacchetto fanno parte NMD R1, Micropacer e Superstar. Kashiwazaki ha già dichiarato di preferire le prime, naturalmente private della suola Boost, perché dice di essersi particolarmente divertito a realizzare degli stabilizzatori in pelle per l’intersuola, impresa mai provata prima. Noi invece amiamo in particolare le Micropacer, che sembrano adattarsi perfettamente all’operazione con la loro silhouette retrofuturistica. Un vero pezzo da museo, tirato in sole 300 paia in tutto il mondo.